Turnover e Simeone

23.12.2024 08:31 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico Titone/BernabeuDigital.com
Turnover e Simeone

Dopo essermi cosparso il capo di cenere per tanti convincimenti che mi hanno accompagnato negli anni, regolarmente disattesi, viene da pensare che abbia capito poco del calcio. Dal momento che non è finita la disamina, ecco il turnover. Inutile ripetere che non sono d'accordo, ma, come al solito, hanno ragione gli altri. Continuano a cambiare otto elementi, dieci e addirittura undici. Dal momento che sono un legno troppo storto per essere raddrizzato, per rispetto dei miei tre lettori tre devo spiegare perché combatto le scelte di mister strapagati. Detto che trovare l'amalgama è difficile, non avrebbe spiegazione il fatto di cercare avversari di categoria inferiore nel precampionato. Qualche volta si riesce a superare il problema, come l'Inter con l'Udinese, anche se non so quanto sia valido l'esempio per lo strapotere dei nerazzurri. Ho sempre visto calciatori che non lo accettavano, da Mihajlovic con Eriksson, nella Lazio di Cragnotti, per arrivare a Messi e Cristiano Ronaldo, trascurando non so quanti.

Capisco il turnover con l'avvento della primavera, quando, dopo tre quarti di torneo, oltre ai primi caldi, si possa procedere all'alternanza. Poi aveva ragione Boskov quando diceva: "Testa di calciatore buona per portare cappello". Quanti credono che chi sta fuori riposi e ricarichi le pile? Certamente due su dieci. Per gli altri si andrà dalla pastasciutta in più agli stravizi, per la gioia delle ammiratrici. Sono certezze, per cui viene da dire che serve per dare spazio a tutti, per il quieto vivere e non avere musi lunghi il martedì, anche dopo una vittoria. E' una strategia, usata da chi non ha personalità. Quindi accontentare il gruppo e sposare la commissione interna fa sì che si possano guadagnare milioni netti non meritati.

Sabato vedo Barcellona - Atletico Madrid, prime della Liga. Simeone non vinceva da 17 partite al Camp Nou, 10 sconfitte e 7 pari, ma aveva recuperato 13 punti. Voleva sfatare il dato e rimanere solo al comando della classifica. Dopo l'1-1 si assiste all'assalto alla porta di Oblak, che salva con i piedi tre palle gol, e al 96', in un'azione di contropiede condotta da De Paul, Molina e conclusa da Sorloth, arriva il 2-1. Simeone non si smentisce e castiga con lo schema a lui congeniale. Se per 17 volte non vince, se ha recuperato 13 punti e per tre volte non fai gol davanti al portiere, mister Flick doveva sapere che la superstizione è l'unica scienza esatta, come ripeteva il Conte Rognoni, e accontentarsi. Bastava leggere i numeri. D'accordo, sono freddi, senza anima, ma hanno il vantaggio di parlare, talvolta, chiaramente.    

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