Marotta
Quando ho letto Beppe Marotta Presidente dell'Inter, sono andato dietro nel tempo e ripensato agli errori fatti per aver rifiutato le presidenze di Perugia, Fiorentina e Atalanta. Nell''85, dopo che ero andato dal Conte Pontello, Spartaco Ghini mi invitò al "Cacciatore" a Pontassieve. Legato come era a Perugia, voleva tornassi. Disse: "Sono pronto a regalare la società, basta paghi gli stipendi da dicembre". Ringraziai. A fine stagione Pontello venne in sede coi figli. Voleva togliere il nome e nominarmi Presidente. Spiegai che avrei fatto un danno al club, ai tifosi, alla città, a loro e a me stesso. Non ero nato presidente. Dovevano lasciare il nome. Una garanzia. Nessuno poteva sostituirlo.
Inoltre venivamo da una stagione dove tutto era andato a meraviglia. Dopo aver ceduto Massaro e Galli al Milan e Passarella all'Inter e acquistato Van Basten, Kieft e Diaz, oltre Falcao a costo zero, c'era una squadra più che competitiva. Dovetti respingere l'assalto di Silvano Bini, che si precipitò da Empoli perché accettassi. Ripeteva: "Il calcio lo facciamo noi". La terza volta arrivò una telefonata da Bergamo. Era Randazzo, mio segretario a Siracusa e uno dei più bravi nel ruolo. Quando i Bortolotti, contestati, volevano togliere il nome dall'Atalanta. Anche se Giacomo disse di ricordare solo quando, A.D. del Torino, mi chiamò ad aiutarlo, risposi: "Ho rifiutato la Fiorentina, se accettassi dovrei passare una visita accurata".
Ho sempre rifiutato, al contrario di Marotta. Conosco Beppe dagli inizi di Varese. Ci siamo trovati con la vecchia guardia, nell''81/'82, a Coverciano, a quel supercorso per manager che ancora non ho digerito, e apprezzato il percorso fatto e costellato, nella parte finale, Sampdoria, Juventus e Inter, di successi. Eppoi non è stato giudicato il migliore in Europa? Ho sbagliato tutto o ha ragione lui? Non solo, perché Agroppi e Piaceri, allenatore e secondo coi viola, cari amici, ripetono che li ho rovinati. Se sono uscito dal calcio nel giugno '82 una prima volta, nell''86 una seconda e nel gennaio '89 definitivamente, ci sarà un motivo. Certamente un carattere non facile. Disposto a pagare solo per errori miei.
Oggi le cose sono cambiate con l'arrivo degli arabi e degli americani, ma se leggo i nomi di alcuni Presidenti nei 116 anni di Inter, da Visconti di Modrone a Olivetti, Borletti, Masseroni, Angelo Moratti, Fraizzoli, Pellegrini e Massimo Moratti, vengono dei dubbi su Marotta. Gli avrei detto: "Sei stato il miglior manager d'Europa. Rimani tale. Fare il presidente è un'altra cosa. Sarai sempre un vaso di coccio tra quelli di ferro".
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