Marcare sempre i big!
Non so da quanti anni ripeto che, nei dieci di Serie C, ho toccato con mano che l'area dei 16 metri era vietata. Cambiava un mondo. Come quando provavo a calciare un rigore, capivo che non era per tutti. A L'Aquila, dove si lottava per non retrocedere, qualche gol lo segnava Noè, a Siracusa molti di più Testa e a Pescara Minto. Per la maggior parte metterla dentro era un sogno. Poi ho visto i soliti in ogni categoria. Avevano più degli altri, dal momento che l'unica cosa che non si può insegnare è fare gol. Nel '90 ho confezionato con amici un annuario tecnico-statistico, "Tuttocalcio", di 1.300 pagine. Costava 120mila lire, come nessun altro. Un inno al gol. Desideravo che altri capissero ciò che doveva essere scontato.
La premessa per parlare della finale di Coppa Italia tra Inter e Fiorentina, finita 2-1. Ha stupito il commento dei media, come se i viola avessero vinto. Non sono d'accordo, perché, come diceva l'Ingegner Ferrari: "I secondi sono i primi dei perdenti". Ma, oltre a questo, un'altra cosa dava noia: i gol li aveva segnati Lautaro Martinez, secondo nella classifica marcatori, campione del mondo con l'Argentina e uno degli attaccanti più forti in circolazione. Ho sempre pensato che gli uomini dell'avversario determinanti vadano marcati, perché il calcio è anche un fatto tattico, oltre che politico, economico, tecnico, fisico e atletico. Ad esempio, nell''85/'86, quando la Fiorentina incontrava il Napoli e Maradona, Contratto non doveva lasciarlo un attimo, con Passarella pronto a raddoppiare. Ricordo 0-0 all'andata e al ritorno. So di scoprire l'acqua calda, ma i tanti che credono di vincere senza snaturare la propria squadra dovrebbero rivedere certi convincimenti e ricordare che in campo vanno i calciatori e le partite, di solito, le decide chi ha di più.
Per questo piace avventurarmi nel pronostico che vede l'Inter già battuta nella finale di Istanbul. D'accordo, il Manchester City di Guardiola è più forte, anche se nessuno ha vinto prima di giocare. Ma come? Se Haaland è l'attaccante numero uno in circolazione, con una media gol spaventosa, deve sempre avere il fiato sul collo, come De Bruyne, l'interno dall'assist e il gol facili. So bene che ci sono Bernardo Silva e Gundogan, con Mahrez, Foden e Alvarez in panca, ma l'Inter non è squadra materasso. Ha calciatori in grado di risolvere in qualsiasi momento. Marcare a pressione chi di dovere e ripartire potrebbe creare problemi anche a chi, probabilmente, pensa di aver già vinto la coppa dalle grandi orecchie, che al City sognano da anni.
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