Johan Cruyff

04.04.2016 12:08 di  Claudio Nassi   vedi letture
Johan Cruyff

Nessuna meraviglia se vicina alla Guardia Civica dipinta da Frans Badens nel '600 c'è la famosa foto dei Fab Four dell'Ajax in formato gigante: Numinga, Swart, Keizer e il giovane Cruyff, ritratto dal fotografo Paul Huf nel 1967. Fa parte del patrimonio del Museo, ma è stata spostata nella galleria d'arte sulla strada per onorare Cruyff, che lascia a 68 anni per un male incurabile, ma rimane un ricordo come pochi possono immaginare. Nessuna meraviglia se viene riformato alla visita militare per i piedi piatti e una caviglia fuori posto, lui che ha saputo usarli come pochi. Nessuna meraviglia che Keizer, la sua ala sinistra, me ne parlasse come di un alieno quando andai ad acquistare Van Basten. Era un predestinato.

Inizia a giocare all'Ajax all'età di 10 anni con il fratello Hendrik. Al primo campionato segna 74 gol. Da lì in poi inanellerà una serie di record fino ad arrivare a vincere con la prima squadra 8 titoli e 3 Coppe dei Campioni consecutive, dal 1970 al '73. Il Presidente Van Praag lo cede al Real Madrid, ma Cruyff si impunta. Vuole il Barcellona e in panchina ritrova Michels. Il club è quart'ultimo e già fuori dall'UEFA, ma arriverà subito a quel titolo che mancava da 14 anni. In 74 anni il Barca F.C. aveva vinto 28 trofei, nei 41 successivi 55, tutti con un marchio di fabbrica evidente, quello di Cruyff. Gioca 20 anni, dal '64 all''84, e i numeri dicono: 319 presenze all'Ajax e 251 gol, 48 e 33 in nazionale, 227 al Barcellona con 86 reti. Alla fine le partite sono 753 e i centri 427. Ma i numeri, per una volta, non sono pari ai meriti di uno che giocava a tutto campo.

Non ho avuto il piacere di conoscerlo, anche se so quasi tutto di lui. Ricordo quando allenava l'Ajax e aveva dato la fascia di capitano a Van Basten, poco più che 21enne, anche se c'erano i veterani Muhren e Spelbos, a dimostrazione di quale fosse la stima per Marco. Ricordo quando, nel febbraio '86, nascosto nei Distinti dello stadio "De Meer", per evitare di essere visto in tribuna, dissi a Keizer di fare i complimenti all'allenatore in seconda per il riscaldamento del portiere Menzo, cosa che non avevo mai visto. Rispose: "Esegue gli ordini di Cruyff, che vuole in campo 11 calciatori e non 10 più il portiere". In Ajax - Groningen capii che cosa si intendeva per "calcio totale". Vidi Vanenburg iniziare all'ala destra e finire fluidificante a sinistra, Rijkaard partire interno e chiudere difensore centrale e così gli altri. Alla fine solo Bosman e Spelbos rimasero ai loro ruoli. Avevo di fronte un innovatore vero, ben diverso da chi dice e crede di esserlo.

Come calciatore, dietro Pelé e Di Stefano, fa parte della categoria degli "immarcabili"; come allenatore si è dimostrato ancora un fuoriclasse. Non dimenticherò mai, nell'intervista curata da Giorgio Porrà, quando raccontò l'insistenza di Romario per andare due giorni al Carnevale di Rio. Per farlo desistere gli disse: "Se domenica fai due gol puoi partire". Dopo 20' il Barca vinceva 3-0 con tripletta di Romario. Il brasiliano corse alla panchina per essere sostituito e, quando gli fu detto di aspettare, rispose: "Mister non posso, perdo l'aereo". Cruyff si mise a ridere. Stravedeva per il suo fuoriclasse. Se penso che altrove un allenatore, che oggi va per la maggiore, prese di punta Romario, apprezzo ancor di più quel piedipiatti di Amsterdam.  

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