Aspettando John Elkann

31.03.2025 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
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Aspettando John Elkann

Il 10 gennaio '94 fui chiamato a colloquio dall'Avv. Franzo Grande Stevens. Tema: la Juventus. Disse che non interessava arrivare sesti o settimi, ma ridurre i costi. Non potevano dare tre miliardi e mezzo netti a Vialli né tre a Baggio. A ottobre c'era stato lo sciopero generale della Fiat. Risposi che la Juventus doveva competere sempre per i massimi livelli e i risultati negativi avevano solo una matrice: il potere. Era stato perso a favore di Mantovani e Galliani. Al momento dei saluti disse che sarei stato chiamato da Galateri di Genola per la parte economica. Non ero convinto perché da tempo avevo deciso di smettere e lo riferii poco dopo al mio sponsor, Mario Gerbi. Fortunatamente la Juventus passò da Gianni Agnelli a Umberto, che portò i suoi uomini, Giraudo e Moggi.

La premessa per far capire a John Elkann che a distanza di quindici anni le cose non sono cambiate. Al di là degli errori che hanno caratterizzato la gestione tecnica e gli acquisti, la Vecchia Signora non ha più il potere. Si indovina facilmente in quali mani si trova: sull'asse Gravina - Marotta. Non a caso vince l'Inter. D'accordo, è anche la squadra più forte, ma non ha un alito di vento contrario. Poi si possono analizzare le altre cose e passare al setaccio le tante spese, ma rimangono una conseguenza. Se l'azionista di maggioranza versa quindici milioni subito e blinda la Juve, dicendo che non è in vendita, non crederà di aver risolto i problemi. Né se a fine estate si valuterà un aumento di capitale riservato fino a 110 milioni. Né i 900 di ricapitalizzazione  o i -199 con i quali si chiude il bilancio al 30 giugno '24. I soldi sono importanti nel calcio, aumentano le ambizioni, ma non sono tutto. E' determinante partecipare alla vita dell'organizzazione, essere presenti nel momento del bisogno, suggerire migliorie, avere rapporti sempre più stretti con gli altri presidenti e non dimenticare che siamo in un Paese latino e il calcio non è solo l'oppio del popolo, ma serve alla politica.

Seppoi vogliamo guardare ai 234 milioni spesi nell'ultimo mercato, viene facile ricordare che i 134 per Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzalez non hanno risposto alle aspettative, gli infortuni di Bremer e Cabal hanno creato problemi e il mercato invernale ha ricalcato il precedente, pur con minori spese. Tutto questo fa del Direttore Tecnico Giuntoli il capro espiatorio. Se penso alla Juventus che chiude terza in campionato e vince la Coppa Italia con la seconda difesa e il sesto attacco, domando se non si poteva trovare l'intesa nell'interesse del club. Sempre con John Elkann in cabina di comando.  

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