Il possesso palla

22.09.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
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Il possesso palla

I patiti dello schema sono quelli che hanno imbastardito il calcio. Che cosa cercavano? Di scoprire l'acqua calda? Evidentemente sì. E ancora una volta hanno toppato, dopo aver creato danni incalcolabili. Non siamo andati per due volte ai Mondiali? E se si continuasse a dar loro spazio rischiamo di non partecipare una terza volta. Comunque facciamo progressi. Ci siamo accorti che non è attraverso i numeri che si spiega una vittoria o si giustifica una sconfitta, perché dare importanza al possesso palla è una corbelleria. Basta prendere in esame l'ultimo turno di campionato. A Torino la Lazio ha avuto il 64% e la Juventus il 36. Eppure nessuno ha avuto l'impressione che gli uomini di Allegri non avessero il controllo della situazione. Stessa cosa nel derby di San Siro: Milan 60%, Inter 40. Risultato finale 5-1 per i nerazzurri. E a Marassi? Napoli 67% e Genoa 33, con i partenopei a raggiungere il 2-2 in extremis. Finalmente ci siamo accorti che certi dati non hanno rilevanza e che il calcio, come voleva Béla Guttmann, è molto più semplice.

Infine, per la prima volta una firma autorevole ha usato il sostantivo "contropiede", che aveva avuto l'ostracismo. Si è notato addirittura che il possesso palla della Juventus nell'azione del gol decisivo di Vlahovic è durato quattro secondi e sette quello dell'Inter nel gol di Thuram. Ma Rivera con un lancio di 50 metri non serviva assist a Prati e Hamrin, quando oggi, in un calcio quanto mai veloce, la stessa distanza si copre con 16 passaggi? E non ci si accorge che un Simone Inzaghi, riveduto e corretto, ha sposato difesa e contropiede e portato Barella a raddoppiare Darmian, se superato da Leao? E il Newcastle, squadra tra le migliori della Premier, non è venuto a Milano a difendersi?

Quando sento i cosiddetti opinionisti parlare o vedo a Milanello Ibrahimovic, dopo la sconfitta del derby, domando perché non si chieda mai chi è l'arbitro. Nessuno pare sappia che può determinare e le designazioni sono l'unico momento in cui il calcio è trasparente. Se hai lo spagnolo Sanchez in casa non avrai vantaggi, come lo sceicco del PSG non vincerà la Champions con l'iberico Gil Manzano o simili al Parco dei Principi.  

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