Io e Cruyff
Ho ammirato il calciatore Cruyff e l'allenatore. Non a caso era il "Pelé bianco" e in tutte le classifiche occupava la piazza d'onore. Come tecnico un caposcuola, per quanto fatto al Barcellona e aiutato all'Ajax e in Nazionale Michels. Quando mi sono trovato ad Amsterdam per acquistare Van Basten, ho capito, dalle parole di Piet Keizer, compagno di squadra, chi fosse. Facile intuire la formazione ideale, che non ha niente da spartire con quelle dell'inserto del sabato della "rosea", dal titolo "Top 11". Calciatori con tecnica sopraffina, grande visione di gioco, di altissimo livello e talento individuale al servizio del collettivo. Yashin in porta, Carlos Alberto, Beckenbauer e Krol in difesa, Di Stefano, Guardiola e Bobby Charlton a centrocampo, Garrincha a destra e Keizer a sinistra, poi Pelé e Maradona.
Mi sono divertito a presentare l'undici ideale. Per la gioia, certamente, del Presidente Paolo Mantovani e del mio grande sponsor e Presidente del Torino, Mario Gerbi. Memore di un tecnico del passato: "Una squadra deve avere lo 0-0 nelle gambe", ho privilegiato la difesa. E, dopo Buffon, presentavo Vogts, Vierchowod, Baresi e Maldini. Un muro invalicabile. A centrocampo Suarez, Schiaffino e Valentino Mazzola, poi Messi, Di Stefano e Pelé. Allenatore Cruyff. Ricordo il titolo del pezzullo: "Si gioca in 14", grazie a Baresi, Mazzola e Di Stefano. L'altra formazione si fermava a 13, con Di Stefano e Bobby Charlton.
Il tutto l'ho sostenuto con forza nel '90, quando, al Grand Hotel Excelsior in Piazza Ognissanti, a Firenze, andai da Boniperti, capo delegazione della Nazionale per il Mondiale. Doveva convincere Vicini a schierare in difesa Mannini, Vierchowod, Baresi e Maldini. Qualche titolare non manteneva concentrazione per 90'. Lo dicevano i numeri e gli attaccanti affrontati. Parlò con Vialli per la causa. Non ci fu niente da fare. Ci uccellò Caniggia. Libero! Salutammo un Mondiale vinto a causa di errori imperdonabili: una formazione sbagliata, una semifinale giocata a Napoli, con Maradona reduce dallo scudetto, e la designazione del francese Vautrot, la peggiore.
Per tornare a Cruyff, davanti al quale mi inchino, ricordo che il Real di Ancelotti e il Bayern di Tuchel hanno battuto Manchester City e Arsenal, nei quarti di Champions, sposando la tattica più efficace, che ha fatto le fortune del passato: difesa e contropiede.
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