Totti e Del Piero

16.09.2024 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Totti e Del Piero

Nei sei anni in cui sono stato a Tuttosport, senza sapere perché analizzavo tutto quello che faceva la Juventus, quella con Boniperti e Giuliano. Conoscevo le mosse, ancor prima che le mettessero in atto. Una loro strategia era quella di cedere i calciatori un anno prima che esalassero l'ultimo respiro. Non volevano rimanere col cerino in mano ed avere a che fare con quelli amati dalla curva e dai media. Cabrini andava al Bologna, Tardelli all'Inter e così via. Facile la ragione. Avrebbero avuto l'umiltà di fare esperienza? Sarebbero stati un problema. Non era così per tutti. Boniperti conosceva gli uomini e non sbagliava. Francesco Morini non si discuteva, come il povero Scirea. Dal Presidente e dal fido Giuliano sul piano politico e gestionale c'era solo da imparare. Poi l'Avvocato, dove non arrivavano.

Guardavo da sempre come si muovevano quelli che lavoravano nel calcio. Si doveva solo scegliere: dai dirigenti agli istruttori, ai D.S., ad alcuni allenatori. Notavo che i grandi calciatori, appese le scarpe al chiodo, fallivano nelle società. Con il tempo mi sono accorto che all'estero non era diverso. Uli Hoeness al Bayern Monaco, eppoi? D'accordo, c'era Saporta del Real Madrid di Alfredo Di Stefano pentastellato. Veniva dal basket. Altri mi sfuggono. Ma pochi. Per cui, quando ho letto l'intervista di Totti dal titolo "Io, Del Piero e Maldini siamo troppo ingombranti", non ho fatto a meno di sorridere. Ci sarà un motivo se un big non si è imposto a livello manageriale. Ha provato Facchetti senza fortuna, né Mazzola ha lasciato il segno. Berlusconi, invece, ha portato il Milan ad essere, a un certo momento, il club più titolato al mondo, con 29 trofei in 30 anni. Grazie anche a Galliani, un abile politico, non un campione, che per le questioni tecniche sceglieva di volta in volta il consigliori, da Sogliano a Damiani, a Bronzetti.

Ebbene, Totti e Del Piero che cosa hanno fatto lasciato il terreno di gioco? E Maldini non aveva al fianco Massara? Conoscono le difficoltà del ruolo, da quelle più ardue, la trattativa di un big, alle strategie di vendita, alla conoscenza di quei marescialli che contano più dei generali, agli arbitri, ai designatori e a un'infinità di altre cose? Hanno l'umiltà di fare gavetta? Sanno che le sorti della società le decidono le operazioni di mercato? Non rimane che attendere, fiduciosi. 

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