Passa Simeone
L'Inter, la squadra più forte del torneo, in testa con 15 punti di vantaggio, finalista di Champions nel 2023, esce dalla Coppa ad opera dell'Atletico Madrid. Se domando perché, trovo facile risposta. Basta risalire al girone eliminatorio, che doveva vedere i nerazzurri al primo posto, in modo da incontrare una delle seconde. Invece si presentano a Lisbona, contro il Benfica, allora a zero punti, con un undici inedito e otto nuovi. Sotto di tre gol dopo 45', riescono a pareggiare con l'ingresso dei titolari. A dimostrazione che, senza fare esperimenti, avrebbero vinto. Non solo. In casa con la Real Sociedad, ancora una volta, non schiera la formazione tipo e finisce 0-0. In aggiunta, il secondo posto costringe a giocare la prima partita in casa.
Quando sento dire dall'allenatore che i ragazzi hanno dato il massimo e siamo usciti ai rigori, rimango di sale. Eppure si sapeva in anticipo che era determinante chiudere primi il girone. Delle otto seconde, escluse Lazio, Napoli e Real Sociedad, quattro presentavano molte meno insidie dell'Atletico Madrid: Copenaghen, Lipsia, Porto e PSV. Una sola, forse, pari difficoltà: PSG. Stupisce, inoltre, che l'Inter, seguita sempre da Marotta, Ausilio, Baccin, Zanetti e Antonello, non abbia visto nessuno intervenire. Che cosa perde la società, sul piano economico, dall'uscita dalla Champions? Manca solo che un tecnico da 4 milioni netti a stagione, più bonus, chieda l'aumento.
Quando sento ripetere che il calcio è cambiato, prendo cappello. Così, quando, nel "Tema del giorno" di Sacchi, il titolo spiega: "Napoli, manca ancora la mentalità europea", chiedo se il calcio di Arrigo risponda al vero o sia parte della verità. A chi lo guarda a 360 gradi non sarà sfuggito al 50', a Barcellona, il pestone di Cubarsì a Osimhen in area. Makkelie non interviene, né il VAR lo richiama al monitor. E' rigore. Ma il designatore non manda un arbitro a caso. Si tratta di un big, dell'olandese migliore, il quale ha con sé i connazionali Streegstra e De Vries, assistenti, e Dieperink al VAR, che mai contesteranno la decisione del capo. Inoltre, se vai a Barcellona, a Madrid col Real e a Monaco col Bayern devi pagare dazio. Se è per questo è vero, come dice Sacchi, che al Napoli manca la mentalità europea, quella che, certamente, aveva il Milan di Berlusconi e Galliani.
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