Il mercato della Juventus
Si pensa che ci sia un campionato, ma un'attenta osservazione fa scoprire che ne esiste più di uno. Quando non si spiega il rendimento di qualche calciatore che cambia a seconda del club, credo possa aiutare il fatto che ne esistono cinque: salvezza, centro classifica, Europa League, Champions e scudetto. Facile accorgersi delle differenze. Il campo non mente. Inzaghi fa del centrocampo il cavallo di battaglia. Non sbaglia. Alla Lazio aveva il migliore: Lucas Leiva, Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Idem all'Inter: Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco e Frattesi. Se le partite si vincono in quella zona, è avanti agli altri. Lo dicono i 15 punti di vantaggio e oltre sugli inseguitori.
Conoscendo Allegri e sapendo come ragiona, è facile capire che nei suoi intendimenti esiste quello di colmare il gap. E' solito dire che nel mezzo ci vogliono quelli che fanno legna. Meglio ancora se portano gol e assist. Perché con i gol si vincono le partite e i gol e gli assist non sono per tutti, ma per una minoranza baciata dal Signore. Viene da sorridere quando leggo, uno per tutti, l'ingaggio di Guardiola e domando dove sarebbe il Manchester City senza Rodri, De Bruyne, Haaland e Foden, o il Barcellona di un tempo, privo di Busquets, Xavi, Iniesta e Messi. L'allenatore non vince le partite, ma le può perdere. Anche se non mi stancherò di dire che è il mestiere più difficile del mondo e sbagliare la scelta non è piacevole.
Ripetuto che se uno avesse tutte le doti che occorrono potrebbe fare il Presidente degli USA, vengo alla Juventus, la prima inseguitrice dei nerazzurri, in attesa che Jerry Cardinale, l'uomo degli algoritmi e del fondo Red Bird, vinca, come dice, lo scudetto col Milan, e mi illumino d'immenso. Con Koopmeiners, 8 gol, Ferguson, 6 gol, Calafiori e Buongiorno e l'aggiunta di Rabiot, Locatelli, Cambiaso, McKennie e Fagioli, la Vecchia Signora recupererebbe il terreno che la separa dall'Inter. Se Giuntoli e Manna fossero bravi a cedere chi non è da Juventus, potrebbero raggiungere gli obiettivi senza preoccuparsi di eventuali disavanzi. A dar loro ragione la famosa frase di Bill Veeck, G.M. dei St. Louis Cardinals: "Non è il costo della qualità che mi preoccupa, è il costo della mediocrità che mi rovina".
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